Tre giochi e 30.000 euro di montepremi per la sedicesima edizione del campionato di videogiochi più longevo d'Italia, che ha distribuito circa 250.000€ a tutti gli appassionati in questi anni.
Sapete una cosa che a me manca, nell'esport? Aver mai giocato un campionato, un'intera stagione, di un qualunque videogioco. Ho avuto una lunga carriera da player, dal 1997 al 2003 (con ritorni di fiamma nel 2005 e nel 2007), ho creato un team, ho girato il mondo e scritto più articoli di chiunque. Ma un campionato intero? Purtroppo non l'ho mai giocato. Quando quello che ora si chiama ESL Vodafone Championship iniziò nel 2005 (con il nome di ESL Pro Series) ero già "troppo vecchio" per competere a quei livelli. Avevo già (quasi) smesso.
Questo significa che io non sappia cosa si prova? Beh, probabilmente invece sono la persona più adatta con cui parlare quando qualcuno vuole capire come è fatta una competizione del genere perché sin dalla sua prima edizione del campionato organizzato da ESL in Italia... io c'ero.
ESL Pro Series
Ricordo molto bene il primo evento sul territorio che abbiamo mai organizzato del nostro circuito. In un locale di Milano abbastanza centrale di cui però non ricordo il nome. Forse allora non ricordo molto bene...
Era un Intel Friday Night Game: all'epoca infatti avevamo due IFNG ogni split del campionato e portavamo in giro, pagando vitto e alloggio a tutti i giocatori, alcune partite per farle vedere al pubblico e in streaming.
Le telecronache da studio di partite svolte online, infatti, ancora erano lontane a venire (inventammo noi anche quelle, come tante cose che oggi vi sembrano normali) e per cercare di spettacolarizzare il campionato e raccontare storie si doveva per forza far giocare le squadre in LAN e da lì organizzare un desk per le telecronache da mandare in streaming.
Già, in streaming... nel 2005. E come? Dove? Non c'era Youtube neanche, figuriamoci Twitch.
La nostra infrastruttura prevedeva di usare Windows Media Player, distribuire un link in giro e chi lo apriva poteva seguire solo l'audio con winamp oppure anche il video con, appunto, aprendo il programma della casa di Redmond.
Erano altri tempi ed era un altro mondo. La rivoluzione digitale aveva solo fatto assaggiare la sua potenza con la nascita di qualche blog e i social network, che tanto hanno cambiato questo mondo, dovevano essere ancora inventati.
Eppure ESL già faceva esport in Italia investendo su qualcosa di totalmente impensabile, almeno agli occhi delle persone normali: guadagnare soldi giocando ai videogiochi.
250.000€ dal 2005 ad oggi
Visualizzate davanti a voi 250.000€. Sono tanti vero? Venticinquemila banconote da 10€ oppure 2500 banconote da 100€. Oppure, si ok... devo scriverlo: 250.000 monetine da un'euro.
Per me sono tantissimi, davvero.
Bene sono i soldi che ESL grazie a questi campionati ha distribuito ai giocatori che hanno vinto durante questi 13 anni le varie edizioni di EPS, ESL Italia Championship o ESL Vodafone Championship. Vi ricordo che il campionato è gratuito quindi a fronte di un'iscrizione pari a zero, molti hanno avuto questa possibilità.
Leggo spesso che i montepremi non sono importanti nell'era moderna degli esport. Io credo che il fondatore e amministratore delegato di Progaming Italia sarebbe molto contento di avere 250.000€ in più sul suo conto in banca anziché averli distribuiti a team manager poco più che ventenni. Molti penseranno "e si ma se ne ha regalati 250000 chissà quanti ne ha fatti" che oltre che essere un'affermazione falsa non tiene conto che quei soldi sono solamente la punta dell'iceberg di quanto speso per sviluppare la scena italiana.
Già perché nell'organizzazione di un campionato i montepremi sono solo la punta dell'iceberg. Credete che organizzare gli Intel Extreme Masters nella Spodek Arena di Katowice costi solo un milione di euro (montepremi totale di CSGO)? E i dipendenti chi li paga? E i fornitori? Palchi, luci, security, catering, e altre mille voci di costo.
Non la voglio buttare certo sul melodrammatico ma quando leggo commenti spesso completamente fuori luogo relativi al lavoro di ESL Italia e di tutti noi, della Pro Family, mi viene veramente da pensare: perché?
Esport in Italia, una missione di pochi, un regalo per tutti
Inutile nascondersi dietro ad un dito. Anche noi, ovviamente, sbagliamo. Anche io, ovviamente, sbaglio. Nelle decisioni aziendali sia verso i miei responsabili che verso chi dovrebbe fruire del mio lavoro (quindi voi giocatori, ad esempio).
Non dico quindi che ESL Italia sia incriticabile, ci mancherebbe.
Dico solo che prima di farlo bisognerebbe pensare un po' di più a quanti sforzi ci siano dietro all'organizzazione di un campionato esport in Italia. E come sforzi non intendo solo le notti a lavorare, i week end, i venticinque aprile, le famiglie trascurate, ecc intendo anche quelli economici dietro ad una scelta, quella di investire su un settore industriale praticamente "inesistente" in Italia nel 2003 (l'azienda ha compiuto 15 anni nel 2018).
Chi ha fatto e fa esport in Italia, almeno fino a questo momento, non lo fa per i soldi.
E' mosso da ben altre leve: così come succede in altre nazioni, sia chiaro. Vuole vedere ingigantirsi una passione che ha dentro. Vuole vedere il fenomeno esplodere, vuole vedere i palazzetti pieni e i pro gamer diventare famosi. Sentire il calore delle arene, del pubblico, e gli applausi per poi guardarsi indietro dicendo: ne è valsa la pena.
Di certo, se valutassimo il nostro campionato con il metro con cui si valutavano i videogiochi potremmo mettere quante stelline volete a "Grafica", "Sonoro" e "Giocabilità". Ma le cinque stelle alla "Longevità" ce le siamo ampiamente meritate! Ora appunto rispondiamo a quest'ultima domanda...
Ne è valsa la pena?
A questo quesito, ognuno risponde in maniera personale.
Per me, dal 2005 ad oggi, ne è valsa la pena?
Come faccio a rispondere di no, io, a questa domanda?
Ogni finale incontro gente nuove generazioni di player che hanno la competizione nelle vene. La stessa che avevo (e che ho) io, quella che non si può estrarre, quella che ti rimane attaccata. Parlo con voi di ogni argomento, ho l'onore di raccontare con la mia voce le partite più importanti e più belle, le finali, e vedervi urlare di gioia o piangere di disperazione.
E tutti i discorsi sul denaro fatti fino a questo momento noto che hanno davvero poca importanza. Perché in ballo c'è qualcosa di più, qualcosa che nessuno potrà mai levarvi. Un titolo di "campione italiano", un sogno diventato realtà. Per voi, almeno, ed è una cosa bella.
Facciamo tutti parte della stessa storia, quella di cui parlavo all'inizio, quella che non ho mai vissuto in prima persona da giocatore e quella che vi invidio, onestamente, perché voi invece potete.
Ed è venuto il momento di scriverne un altro capitolo, quello della nuova edizione di ESL Vodafone Championship che inizierà lunedì 6 maggio. La sedicesima, per l'esattezza.
Vedremo chi avrà la penna più indelebile e riuscirà ad imprimere il proprio nome nel più lungo libro della storia dell'Esport in Italia. Chi entrerà nella nostra Hall of Fame.
Lato nostro, come sempre, daremo il massimo. Ora come ora intanto vi regalo un GLHF grosso così, poi ci rivedremo con altri articoli, sempre su queste pagine.
Simone "AKirA" Trimarchi